Precisa identificazione delle attività professionali cui l’associazione si riferisce
Il facilitatore della Padronanza Personale supporta e stimola lo sviluppo del potenziale creativo e progettuale delle persone e dei team che hanno ruoli di leadership e responsabilità in ambito professionale e organizzativo.
Utilizzando la Padronanza Personale Integrata come corpus integrativo di discipline e pratiche antropologiche e filosofiche, il facilitatore agevola il riconoscimento di abitudini e schemi di pensiero e di interpretazione della realtà professionale, individuando quelli disfunzionali e supportando il conseguente sviluppo di nuove chiavi di lettura e capacità personali e relazionali.
L’attività di facilitazione viene strutturata in un percorso formativo, individuale o di gruppo, articolato e definito nel tempo e chiarito fin dall’inizio negli obiettivi.
Il processo di facilitazione inizia dal momento in cui il facilitato, in piena autonomia e responsabilità, riconosce, grazie agli stimoli del facilitatore, che qualche aspetto del proprio agire professionale non sia utile e funzionale al raggiungimento dei propri obiettivi e/o di quelli dell’organizzazione di cui fa parte. A partire dalla conseguente decisione di trasformazione, il facilitatore promuove e sostiene il potenziale riflessivo, creativo ed evolutivo del facilitato e il suo autonomo sviluppo di nuove modalità di gestione di sé e delle relazioni attraverso il framework e gli strumenti della Padronanza Personale Integrata.
Il facilitatore accompagna innanzitutto il facilitato ad accogliersi riconoscendo i propri modelli mentali. Quindi a individuare gli ambiti che i propri giudizi e conclusioni hanno privilegiato e quelli che invece hanno trascurato.
Facilitare significa stimolare un chiarimento continuo del proprio punto di vista e della realtà esteriore del facilitato. Vengono esaminate le convinzioni alla base dei pensieri con cui il facilitato pensa, per valutarne l’adeguatezza rispetto alle motivazioni, agli obiettivi e alla realtà effettiva.
La PP è un metodo “aperto”. L’obbedienza al metodo è propria delle correnti e degli approcci prescrittivi, non della facilitazione della Padronanza Personale. I metodi si muovono su corsie prefabbricate, la facilitazione cerca di volta in volta “la strada giusta” attraverso un dialogo chiarificatore. Il metodo dialogico della facilitazione non si serve delle routine di pensiero. Le ribalta e le sovverte per fare chiarezza su come costruiamo la nostra visione delle cose e quindi il nostro agire. Non si tratta di portare il facilitato su binari prestabiliti, ma di aiutarlo a cercare la propria strada, chiarendo anche come inconsapevolmente si potrebbe boicottare.
Il facilitatore ha un atteggiamento di rispetto per l’altro e per le sue scelte durante il dialogo. Senza approvazione né biasimo, cerca di provocare, di scuotere il pensiero che non si traduce in azione, di far vedere dove la visione delle cose del facilitato si arresta limitandolo.
Il lavoro di facilitazione si basa su un processo dialogico di tipo maieutico volto alla verifica nella propria esperienza dell’utilità delle conoscenze filosofiche e delle tradizioni sapienziali di riferimento. Il retroterra culturale dal quale il Facilitatore attinge è infatti quello formato dai principi-base dello sviluppo personale (i “Fondamenti” dello sviluppo personale) richiamati dalle grandi tradizioni filosofiche e sapienziali e dalla ricerca scientifica contemporanea: la maieutica socratica, lo stoicismo, i principi evidenziati dagli studi sull’essere umano del buddhismo anche nelle rielaborazioni occidentali recenti che ne hanno estratto i principi della Mindfulness, l’epistemologia del metodo scientifico, la storia e la sociologia delle rappresentazioni collettive, la fisica quantistica, la fenomenologia e la consulenza filosofica.
Poggiandosi su questi solidi Fondamenti, il lavoro persegue l’obiettivo di supportare le persone in ambito professionale a:
- recuperare il proprio progetto professionale, chiarendo continuamente le proprie motivazioni e agendo per soddisfarle, valutando con realismo le possibilità e i limiti del contesto organizzativo e culturale;
- apprendere come superare i limiti della propria visione della situazione e del contesto di vita professionale;
- riconnettersi con la propria vitalità, sensibilità e quindi con il potenziale creativo e progettuale;
- comprendere e comunicare autenticamente creando ambienti basati sulla condivisione e sull’apertura;
- individuare la propria direzione per dare un senso a ciò che viene fatto ogni giorno.
Il dialogo che ha luogo tra facilitatore e facilitato, sia negli interventi individuali che in quelli sui gruppi aziendali, viene inoltre arricchito e sostenuto da esercizi di recupero ed analisi di casi reali problematici e dall’utilizzo di schede esercitative e diari, utilizzati come strumenti riflessivi finalizzati evidenziare gli elementi della sfida professionale e per tener traccia del percorso di consapevolezza e dei progressi verso gli obiettivi.